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Rumini - Chapter 5

5. Fogliolini

   Presto tutta la ciurma era scesa sull'isola. Solo Freddy, il marinaio spilungone e di poche parole era rimasto a bordo, di guardia. Si e ferito a una zampa nella lotta contro il polipo e la zampa ora era fasciata da una grossa benda. Il dottor Squittio, il medico di bordo, gli ha prescritto riposo e lavori leggeri.
- Freddy, tu non puoi aiutare a tagliare la legna - disse il capitano. - E' meglio se rimani di guardia. Se vedi qualcosa di sospetto, suona il corno. Se vedi un pericolo, suona tre volte.
- Ho capito, signor capitano - batté i tacchi Freddy.
Sull'isola trovarono subito una bellissima sorgente di acqua fresca. Il dottor Squittio la odoro e bevve un sorso dell'acqua cristallina.
- E' buona. Ha un sapore particolare, dolciastro.
Tutti desideravano un bicchiere di acqua fresca. L'acqua conservata nelle botti sulla nave era ormai stagnante e da giorni avevano ormai solo quella. Il capitano diede permesso di riempire le boracce prima di iniziare il lavoro e ordino di riempire con quest'acqua fresca anche le botti sulla nave. Poi divise i marinai in squadre. La maggior parte di loro rimase con babbo Dolmen a tagliare la legna e a riparare la nave. Anton e il capitano presero con sé Pedro il Formaggino e partirono alla perlustrazione dell'isola. Anton voleva trovare degli alberi da frutta per ricostruire le scorte e anche Banino avrebbe voluto far loro compagnia. Il capitano lo tranquillizzo.
- Anche tu puoi cercare frutta, Banino, ma preferirei se tu e Nerone partiste in un'altra direzione. Avremo piu possibilita di trovarla se cerchiamo in piu posti contemporaneamente.
- Allora Banino ed io non potremmo perlustrare una terza direzione? - si fece subito avanti Rumini. - Forse la frutta e proprio li, dove nessun altro la cerca.
- Non se ne parla nemmeno. Qualcuno deve tenervi d'occhio. Andate pure con Nerone, lui badera a voi. Anzi, anche Roland e il Grassoccio dovrebbero andare con voi, cosi se trovate della frutta, sarete in grado di trasportare il peso.
Il capitano giro i tacchi e fece cenno ad Anton e a Pedro di partire. Con loro andava anche il dottor Squittio che sperava di trovare sull'isola esotica qualche albero della bambagia.
- Se si grattugia la corteccia dell'albero della bambagia e la si fa bollire nella camomilla, si ottiene una medicina che puo guarire anche il taglio piu profondo. E' utile per fermare le emorragie e per far passare il bruciore di stomaco.
- Non ho mai sentito parlare di questo infuso, - si meraviglio il capitano.
- Perché e molto raro. Quasi nessuno sa dove crescono gli alberi della bambagia. Nel bazar delle Grandi Isole del Ghiro una volta ho comprato una fialetta da un vecchio medico ambulante. Sono riuscito a guarire tutto, ma purtroppo e finita presto.
- Dimmi, hai mai visto un albero della bambagia? - chiese Anton.
- No. Come avrei potuto? - aggrotto le sopracciglia il dottor Squittio.
- Allora come farai a riconoscerlo? - domandava perplesso Pedro il Formaggino.
Il dottor Squittio fece un respiro profondo.
- Spero di riconoscerlo. Il vecchio al bazar me lo ha descritto con precisione. Ha delle foglie particolari, seghettate, e la corteccia e tanto screpolata da sembrare completamente putrefatta. Da lontano sembra rossa, ma da vicino si vede che la corteccia e di cento colori: ci sono tutti i colori dal rosso acceso al  violetto. Solo da lontano fa pensare che sia rossa.
- Da queste parti vedo solo fusti marroni e grigiastri, - girava il collo Anton.
- Infatti. Non e molto probabile che l'albero della bambagia cresca proprio qui. Ma sarebbe un errore non provare a trovarlo, - concludeva il discorso il dottore.
Nel frattempo Nerone conduceva la sua squadra all'interno dell'isola.
- Non conosciamo questo posto, dovete essere cauti, - avvertiva. - Io vado avanti, voi tre mi seguite e il Grassoccio puo chiudere la fila.
Rumini, Banino e Roland si misero obbedienti dietro Nerone.
- Qualunque cosa vedete, dovete dirmelo. E' proibito superarmi o rimanere indietro.
Rumini faceva delle smorfie e guardava Banino.
- Nerone non e a posto con la testa. Ci comanda a bacchetta come se fossimo dei soldati.
Partivano. Non molto tempo dopo lasciavano la baia  alle loro spalle e si arrampicavano sul versante del monte al centro dell'isola.  Dietro di loro si udiva lo schiocco delle asce dei tagliatori di legna.
- E' sempre meglio scalare le montagne che tagliare la legna, - disse Rumini a quelli che lo seguivano.
- Aspetta fino alla fine, - borbottava Banino perché temeva che in compagnia di Nerone anche l'arrampicata avrebbe riservato qualche sorpresa spiacevole.
Dopo una curva improvvisa arrivarono su una radura. Ai margini videro un albero stracarico di frutti rossi
- Fermi! - ordino Nerone.
Si fermarono. I frutti pendevano dalla cima dell'albero, da terra era impossibile arrivarci.
- Arrampichiamoci,  - suggeriva Rumini.
- Prima pero beviamo un sorso, - e il Grassoccio si sedette con un tonfo nell'erba morbida.
Era rimasto senza fiato dopo il crinale, ora era contento del riposo inatteso.
- D'accordo, - e anche Nerone si sedette vicino a lui.
Svuotarono la borraccia piena dell'acqua fresca della sorgente.
- Rumini, Banino, perché non bevete? - si meraviglio Roland.
- Non siamo mica matti a riempirci la pancia di acqua. Preferiamo quel frutto rosso. Nerone, possiamo arrampicarci sull'albero? - domando Rumini.
- Andate pure, - fece un cenno con la mano Nerone e si mise a guardare poggiato sui gomiti Rumini e Banino che si arrampicavano abilmente sull'albero.
- Roland, tu rimani giu - disse al terzo compare che stava per raggiungere gli altri due.
In pochi minuti Rumini e Banino erano gia in cima all'albero. Si guardarono intorno. C'era una vista meravigliosa sul mare. Solo acqua scura, bluastra, a vista d'occhio. Nella baia l'acqua cullava la Regina dei Venti.
- Non vedo la squadra dei taglialegna, - spalanco gli occhi Banino per vedere piu lontano.
- Che strano. Non sento nemmeno lo schiocco delle asce - disse Rumini.
Tendevano l'orecchio. Su tutta l'isola regnava il silenzio, si sentiva solo il cinguettio degli uccelli.
- Non mi piace, - mormorava Rumini.
- Forse anche loro si stanno riposando, - suggeriva Banino.
- Non so. Forse.
Rumini si strinse nelle spalle e stacco un frutto. Gli diede un morso e fece un largo sorriso nella direzione di Banino.
- Buonissimo.
Ne raccolse degli altri e con una mossa delicata li fece atterrare.
- Grassoccio, assaggiate anche voi!
Poi ripeteva spaventato.
- Ahi, mi sentite?
Nessuna risposta.
- Allora, Nerone, siete diventati sordi?
Nerone e il Grassoccio giacevano immobili nell'erba. Roland era accovacciato sotto l'albero.
- Secondo me si sono addormentati, - diceva indignato Rumini. - Andiamo a vedere.
Scesero dall'albero. Nerone, il Grassoccio e Roland stavano dormendo profondamente.
- Sveglia, signori!
Li scuotevano, ma invano. Era impossibile svegliarli.
- Non capisco. Non potevano essere stanchi fino a questo punto, - farfugliava Banino.
- L'acqua! - Rumini colpi la fronte con la  mano. - L'acqua della sorgente. Tutti e tre ne hanno bevuto un'intera borraccia. Si sono addormentati per questo. Il dottore diceva che trovava strano il suo sapore.
- Tu non ne hai bevuta, vero?
- No. Nemmeno tu?
- Io neppure.
- E' possibile che anche i taglialegna si siano addormentati? Secondo me babbo Dolmen ne ha bevuto due botti piene. Stara russando sotto un albero.
- Dovremmo andare a vedere.
- Lasciamo qui Nerone e gli altri?
- Tanto stanno dormendo, non possiamo fare nulla. Bisogna aspettare che finisca l'effetto dell'acqua. Nel frattempo pero noi possiamo fare quello che vogliamo.
Rumini si guardo intorno sognante.
- Vieni, andiamo a cercare dei ragni.
- Che succedera se si svegliano?
- Non sara presto. Guarda quanto e profondo il loro sonno. Dai, vieni. Torneremo fra un'ora.
Banino osservava preoccupato i dormienti, poi indico con il dito la baia.
- E se gli succedera qualcosa?
- Cosa potrebbe succedergli? Non c'e anima viva su questa isola. Vieni, cosi perdiamo solo del tempo.
Rumini tiro fuori dal suo sacco la scatola dove raccoglieva i ragni.
- Ascolta Banino, davvero non possiamo aiutarli. Ma se Nerone torna in sé, comincia a dare ordini e  non avremo nemmeno un ragno. Pensa al bazar.
Banino tiro un sospiro e fece un cenno con la testa.
- D'accordo.
Ma Rumini all'improvviso lo afferro per il braccio.
- Psss.
- Che c'e?
- Sssss! Silenzio!
Rumini indico il cespuglio vicino e disse pianissimo:
- Li c'e qualcosa.
Origliavano. Dal cespuglio veniva un rumore appena percettibile, come se razzolasse un merlo. Ma non era un merlo. I due topolini spalancavano gli occhi invano, ma non vedevano nulla. Eppure, entrambi sentivano che nel cespuglio succedeva qualcosa.
- Cosa puo essere? - Banino aggrotto le sopracciglia. Rumini sussurrava piano:
- Non lo so. Qualcuno ci sta osservando.
- Andiamo a vederlo?
- Meglio di no.
- E allora?
- Facciamo finta di dormire. Forse se ne va.
Si stiracchio e disse ad alta voce:
- Non so cosa mi sta succedendo. Ho tanto sonno.
- Facciamoci una dormita! - disse Banino forte, poi si sdraio per terra e comincio a russare; Rumini gli diede un pizzico.
- Non cosi forte. Si vede che non dormi per davvero.
Si sdraio anche lui vicino a Banino. Origliavano a occhi chiusi. Il lieve rumore duro ancora per un po', poi scomparve. Ma come se dei piedi minuscoli stessero calpestando l'erba vellutata. Rumini lanciava uno sguardo con la palpebra appena socchiusa al cespuglio. Pietrificato per la sorpresa, quasi si dimentico di tenere gli occhi chiusi.
Nell'erba si stavano avvicinando degli esserini minuscoli di un colore tra il verde e il marrone. Potevano sembrare delle foglie, se non avessero avuto delle mani e dei piedi sottili, simili a rami d'albero. I loro occhi brillanti, grandi come un puntino, si muovevano preoccupati, mentre osservavano i topi addormentati.
Prima si avvicinarono furtivamente a Nerone. Lo circondarono, scambiarono qualche parola sussurrando, poi tirarono fuori un filo sottile, di seta, e lo legarono in modo da non permettergli di muoversi. Rumini e Banino si scambiarono un'occhiata sbigottita, ma rimasero sdraiati. Ora toccava al Grassoccio, poi fu il turno di Roland. Gli ometti a forma di foglia li legarono rapidamente e gia si incamminavano nella direzione di Rumini e Banino. Quando erano distanti solo un braccio, Rumini salto all'improvviso in piedi. Gli ometti scapparono spaventati. Rumini li insegui e con ciascuna delle due zampe riusci a prendere un esserino. Banino si levo il berretto e lo tiro sugli esserini in fuga. Cadde su uno di loro che cerco di liberarsene subito, ma fini nella zampa serrata di Banino.
- Fa' in fretta, Banino, infilalo nella scatola! - lo sollecito Rumini e lancio un grido - Aia!
Attenzione, mordono!
Con difficolta, ma alla fine riuscirono a infilare i tre minuscoli esseri che si dimenavano arrotando i denti.
- Non hai detto che era un'isola deserta? - Banino si rivolgeva affannato a Rumini.
- Chi siete? - Rumini investi gli ometti rannicchiati nella scatola.
Non si dibattevano piu, ma accovacciati nell'angoletto guardavano fuori arrabbiati. Non rispondevano, serravano le bocche infuriati.
- Rispondete tranquillamente,  non vi faremo del male, - li rassicurava Rumini, ma gli ometti a forma di fogliolina tacevano indispettiti.
- Dove saranno finiti gli altri?
Banino ando di corsa al cespuglio, poi percorse anche la radura, ma degli altri tesserini non c'era traccia. 
- Sono proprio scomparsi, - constato Rumini.
I tre chiusi in gabbia sghignazzavano.
- Dove abitate? - domando Banino, ma quelli serrarono di nuovo la bocca.
- Da questi non sapremo mai nulla, - fece un cenno con la mano Rumini. Poi salto in piedi all'improvviso.
- Cosa sara successo agli altri? Avranno legato anche loro?
- Andiamo a vedere! Uno pero deve rimanere qui, perché questi omuncoli potrebbero tornare.
Rumini sorrise.
- Perché? Forse si portano via Nerone. Non ne sentirei la mancanza.
- Nemmeno io, - scrollo la testa Banino. - Ma mi dispiacerebbe per Roland e per il Grassoccio.
- Va bene, - Rumini divenne serio. - Vai tu o vado io?
- Vado e torno subito.
E si avvio correndo per il sentiero.
Rumini poso cauto la scatola per terra e si mise a slegare i tre compagni. Credeva di poter tagliare facilmente lo spago a morsi. Ma non era cosi. Il filo era fatto di un materiale tanto resistente da non poterlo spaccare con i denti. Tastava meravigliato il sottile filo di seta.
- Non ho mai visto niente del genere.
Tiro fuori dalla tasca un coltello a serramanico e con questo finalmente riusci a tagliare il filo. Lo sfilava piano da Roland e fece del filo una bobina che mise in tasca. Poi libero il Grassoccio e  Nerone e infilo nella tasca della giacca anche i fili tolti da loro. Nel frattempo gli ometti a forma di foglia ringhiavano feroci. Vistosamente non gradivano che Rumini liberasse le loro prede. Non appena lui termino il compito, comparve ansimante anche Banino.
- Com'e la situazione?
Banino gemeva con il fiato corto:
- Non ho trovato nessuno.
- Come mai?
- Sono scomparsi tutti. Ci sono alberi abbattuti a meta, ceppi tagliati, ma non un'anima. Non ho trovato nemmeno le asce.
Sentendo questo i tre ometti lanciarono una risata trionfante. Rumini si giro verso di loro.
- Ora basta. Dovete dirci subito dove avete portato i nostri amici.
- Non lo diremo! - disse il piu coraggioso fra loro.
- Se la sono meritata, quei mostri terribili, - aggiunse un altro.
- Noi non vogliamo far male al vostro popolo - spiegava Rumini. - Non siamo cattivi. La nostra nave ha subito dei danni, l'abbiamo ormeggiata qui per trovare della legna per ripararla.
- Vedi allora che siete cattivi! - gridava il primo tesserino, battendo bellicoso i piedini.
- Credeteci, noi abbiamo solo delle buone intenzioni! Diventiamo amici, - chiedeva Banino, ma i tre esserini gli girarono la schiena.
Rumini si arrabbio.
- Va bene - disse -, vieni, Banino. Proseguiamo noi due, andiamo alla Grande Isola del Ghiro.
Banino lo ascoltava confuso, ma Rumini gli fece l'occhiolino e continuo:
- Questi tre li vendiamo al bazar. Sono sicuro che ne ricaveremo un bel po' di denaro. Poi prenderemo una squadra di taglialegna, la porteremo qui e taglieremo tutti gli alberi di quest'isola.
- Non potete farlo! - strillavano gli ometti a forma di foglia.
- Eppure lo faremo. Che ne pensi Banino, quante monete ori puo valere uno di questi ometti?
- Non saprei, ma dieci-venti sicuramente, - strizzava Banino l'occhio da birichino.
- Non vendeteci al bazar! Abbiate pieta di noi, lasciateci liberi! - pregavano i tre esserini.
- Nemmeno per sogno!
- Vi aiuteremo a ritrovare i vostri amici, se non ci portate via!
- Come no, ci state tendendo una trappola per catturare anche noi! - rideva Rumini.
- Non e vero. Il nostro popolo mantiene sempre le promesse.
- Non sappiamo nemmeno chi siete.
- Siamo dei fogliolini.
- Non vi abbiamo mai sentito nominare.
- Quest'isola e la nostra casa. Viviamo fra gli alberi. Noi siamo i custodi.
- Cosa custodite?
I tre esserini tacquero all'improvviso e strinsero la bocca. Rumini grido.
- Ecco fatto. Di nuovo non parlate. Andiamo Banino, il bazar ci aspetta, e inutile sprecare altro tempo con questi.
- No, no! Preferiamo dirvelo! Custodiamo gli alberi. Affinché crescano bene, che nessuno possa tagliarli. Noi lottiamo contro i vermi, ma combattiamo anche i taglialegna.
- Non capisco perché bisogna proteggere questi alberi. Non hanno nulla di particolare.
- Eppure questo e il nostro compito.
Rumini scuoteva la testa.
- Da nessun'altra parte vengono custoditi gli alberi, solo su questa isola. Come mai?
Alla fine uno dei fogliolini confesso:
- Qui si trovano alcuni alberi particolari che non crescono in nessun'altra parte del mondo.
- Che alberi?
I tre tacevano. Banino sospirava.
- Credeteci, non vogliamo danneggiare i vostri alberi.
I fogliolini sussurravano qualcosa fra loro, poi il primo disse:
- Se vediamo che davvero non farete del male al nostro popolo e rispetterete anche gli alberi, ve lo diremo.
- Bene. Allora diteci dove abitate?
- Nelle cavita degli alberi, nelle crepe della corteccia, fra le radici.
- Avete portato anche la ciurma sotto terra?
I tre fogliolini si guardarono, ma Rumini ringhio e loro abbassarono la testa.
- Il nostro re li sta custodendo in un nascondiglio sotterraneo.
- Come possiamo liberarli?
- Dovete dimostrare che non state aiutando i nostri nemici.
- Non avete nemmeno detto che avete dei nemici!
- Sono arrivati da poco. Li ha portati il vento. Piccoli vermiciattoli. Sono talmente piccoli da riuscire a nascondersi. Masticano le radici e le foglie degli alberi. Siamo impotenti. Gli alberi si stanno ammalando tutti. Se non riusciamo a eliminarli, moriranno i nostri alberi migliori.
Rumini e Banino scambiarono un'occhiata.
- Forse potremmo aiutarvi, ma abbiamo bisogno del capitano e anche degli altri.
- E dovremmo parlare con il vostro re.
- Possiamo condurli da lui, - si offri il primo fogliolino. - Ma dovete liberarci.
- Come no, cosi ve la filate in un attimo. Rimanete pure nella scatola e diteci dove dobbiamo andare.
I fogliolini dissero di si. Rumini sollevo la scatola e sporgendosi, il fogliolino piu grande indicava la strada. Per mezz'ora si immergevano nel bosco piu fitto. A volte dovevano arrampicarsi per ripide salite, altre volte invece si facevano calare tenendosi alle radici delle piante. A tratti il bosco era talmente fitto che senza le indicazioni del fogliolino i due topolini non sarebbero riusciti a passare.
- Spero che qualcuno ci mostrera la via del ritorno, - mormorava Banino preoccupato.
Gli alberi cominciavano a diradare e dopo qualche minuto giunsero a una radura, delimitata da un lato da alberi dal tronco rosso e con le foglie seghettate, e da un altro da una ripida parete di roccia.
- Siamo arrivati.
- Dov'e il nascondiglio? Non vedo nemmeno un fogliolino come voi, - guardava in giro Banino.
- Dovreste lasciare libero uno di noi - disse uno dei fogliolini. - Ecco l'ingresso.
- Qualcuno deve entrare per avvertire il re.
- Perché non possiamo andare tutti insieme? - domando Rumini.
- Le guardie allarmerebbero i difensori. Entro pochi secondi vi trovereste con una rete di seta addosso e poi vi legherebbero.
- Grazie, non lo desidero proprio.
- Anch'io ne faccio volentieri a meno - aggiunse Banino.
Rumini rifletteva.
- D'accordo, uno di voi puo entrare, ma gli altri due devono rimanere nella scatola. Di al re che vogliamo aiutarvi. Ma se veniamo attaccati, potrebbe succedere di tutto.
E prese il fogliolino piu coraggioso dalla scatola.
- Come ti chiami?
- Ciro.
- Va bene, Ciro. Puoi andare! Ma non dimenticarlo, se ci tradisci, prendiamo i tuoi compagni e li vendiamo al bazar!
Il fogliolino ando di corsa alla parete di roccia e scomparve in una fessura. Il prato si animo presto. Sui rami degli alberi dai tronchi rossi iniziava una certa agitazione. Rumini e Banino non riuscivano a vedere nemmeno un fogliolino, perché somigliavano tanto a una vera foglia da non poter essere distinti, ma sentivano di essere osservati almeno da mille ometti da ogni punto della radura. Dopo un po', nella fessura della parete rocciosa comparve Ciro.
- Ho parlato con il re. Vi sta aspettando nella sala interna. Se davvero siete intenzionati ad aiutarci, non avete nulla da temere.
Rumini e Banino si scambiarono un'occhiata. Non avevano molta voglia di entrare nella roccia. Chissa quale trappola poteva attenderli.
- Ci vada solo uno di noi due, - suggeri Banino. - L'altro rimanga con i due prigionieri.
- Buona idea, - fece un cenno con la testa Rumini. - Vado io.
- Bene. Se dovessero farti del male grida e arrivo subito.
Rumini segui Ciro per lo stretto passaggio. Dopo qualche passo giunsero in un'ampia sala con le pareti rocciose. Non era buia, il sole filtrava attraverso una fessura in alto. Nella sala c'era un gran viavai. La maggior parte di loro somigliava a Ciro e ai suoi amici, ma alcuni non erano a forma di foglia. A una prima occhiata sembravano piuttosto corteccia, muschio o un ciuffo d'erba. Al centro, su un trono di corteccia rossa, sedeva il re. Aveva una corona ornata di perle di legno, il corpo ricordava un ramo bitorzoluto. Parlo con voce stridente:
- Saluti a te, sconosciuto. Ciro dice che siete nostri amici. Le mie guardie mi hanno avvisato invece che tenete due miei sudditi chiusi in una scatola. Secondo Ciro voi volete aiutarci a sconfiggere i nostri nemici. I miei soldati affermano pero che i tuoi compagni hanno tagliato gli alberi dell'isola. Parla pure. Chi siete e cosa volete da noi?
Rumini si inchino.
- Ti saluto, re dei fogliolini. Il mio nome e Rumini. Siamo topolini della lontana Topolandia. Siamo partiti molte settimane fa con la nave per raggiungere la Grande Isola del Ghiro. Il re dell'Isola del Ghiro sta aspettando il nostro carico. Il vento del Sud ci ha portato sul Mar Appiccicoso, dove un polipo gigante ci ha assalito e ha danneggiato la nave. Abbiamo ormeggiato qui per riparare i danni e per farlo, abbiamo bisogno di legna. Non sapevamo che l'isola fosse abitata e non sapevamo nemmeno che non si possono tagliare gli alberi. Nel nostro paese molti alberi vengono usati per costruire e per riscaldare.
- Anche noi utilizziamo gli alberi, ma solo quelli che il vento strappa dalla terra, oppure quelli colpiti da fulmini, - disse il re con tono piu gentile.
- Vorrei sapere che cosa e successo ai miei compagni. Per quanto ne sappia, sono stati sequestrati dai tuoi uomini, - Rumini volse lo sguardo al re.
- Sono tutti miei prigionieri. I miei soldati piu valorosi li stanno custodendo nella sala piu interna, - strideva la voce del re.
- Ti prego di liberarli. Credimi, non danneggeremo piu l'isola. Se possiamo ricevere qualche albero colpito dai fulmini, con quelli possiamo riparare la Regina dei Venti.
- Liberero i tuoi compagni solo se mi aiuterai a sconfiggere i nostri nemici.
- Senza il capitano pero non posso fare nulla.
- Il tuo capitano sta ancora dormendo. Non si svegliera prima di domattina. Se prima di allora eliminerete i vermi, potrete andarvene liberamente. Riceverete legna, cibo e vi aiuteremo a riparare la nave. Altrimenti morirete tutti qui.

 

 

Traduzione di Andrea Rényi - 2007

 

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